drag queen /’dræg kwi:n/ n [C] slang
a homosexual man who dresses as a woman
[ref. Longman dictionary]
Termine inglese per definire attori o cantanti, in prevalenza (ma non necessariamente) gay, che si esibiscono in canti e balli, di frequente dai connotati maliziosi, indossando abiti femminili. Gli abiti e il trucco hanno caratteristiche esagerate, caricaturiali, quasi grottesche, per ottenere effetti comici, drammatici o satirici. A volte vengono elaborati costumi che ricordano o imitano cantanti famose o celebrità di altro genere. Il termine non si applica alle persone transessuali che hanno effettuato il cambio di sesso, e generalmente neppure ai travestiti, che si travestono per fini diversi da quello dell'intrattenimento e dello spettacolo. Un altro significato del verbo "to drag" è: "trascinare"; una linea di pensiero vuole per questo che Drag queen derivi dall'espressione "regina dello strascico", per i vestiti lunghi che le Drag portavano originariamente. L’unico scopo è l’esibizione, nelle parate di gay pride, in cabaret, discoteche o feste private.
Il Drag show consiste in una varietà di canzoni, monologhi e improvvisazioni di singoli o gruppi di attori. Questo fenomeno è parte della cultura gay occidentale contemporanea.
L’artista ritrae i personaggi dietro le quinte di una discoteca, prima della loro esibizione. Il processo di preparazione di ogni singolo attore è molto lungo, dura all’incirca due ore. L’attenzione a ritrarre i dettagli dei singoli oggetti è a tratti maniacale. Nell’insistenza sul particolare si vuole sottolineare l’esagerazione di ogni singolo aspetto drag, dalle lunghe ciglia finte ai plateau eccessivi delle scarpe.
L’artista toglie la saturazione dei colori alle immagini; compie questa scelta per rendere la composizione elegante. Il risultato contrasta il reale soggetto della fotografia, il quale è tutto tranne che sobrio. Un’ulteriore motivazione a questa scelta stilistica è il voler elevare a vera e propria forma d’arte la messa in scena del fenomeno Drag queen, il quale - per il grande pubblico - arte non è.
Mantenere il colore originale di alcuni particolari su poche fotografie non fa che esaltarne, d’improvviso, la vivacità e lo splendore che in ogni altro scatto in bianco e nero vengono tenuti nascosti; ne esplode così, ogni volta, un carnevale di fuchsia e glitter.