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Ciò che è in alto è come ciò che è in basso e ciò che è in basso è come
ciò che è in alto. Sono gli estremi della stessa realtà o di molteplici
realtà. Per qualcuno ciò che è in alto potrebbe essere tutto mentre per
altri ciò che è in basso potrebbe essere tutto.
L’artista si viene a trovare nel mezzo degli estremi. Egli raccoglie una
sfida: ridurre quello che per lui è tutto, un universo intimo, in
qualcosa di più piccolo, l’opera d’arte. Sarà poi lo spettatore, al
contatto con il lavoro dell’artista, a estrapolarne un frammento da
ricondurre al proprio universo personale.
E quindi accade che dall’alto venga partorito il basso che a sua volta si
eleva in alto. Quale é il criterio per capire cosa è alto e cosa è basso?
La risposta non c’è. L’artista è solito porre questa domanda a chi gli
sta intorno senza tuttavia avere la presunzione di imporre una soluzione.
Egli infatti non si preoccupa di essere più alto o più basso ma gioca,
sfrutta per non dire scherza con i due estremi, li fa convivere nel
proprio lavoro.
La video arte è uno di quei linguaggi che costringono a riflettere ancora
di più sui concetti di alto e basso. Da quando l’opera d’arte, come nel
caso del video, ha perso la sua originalità fisica in favore di una
riproducibilità tecnologica alla portata di tutti è nato all’orizzonte il
rischio di una possibile confusione di significati.
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